mercoledì 19 luglio 2017

Ulisse- 2°Ep. La Scuola -1°quadro: Una lezione di storia

                                          
Lettura del brano ad alta voce 

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Testo italiano con link alle note di 
Traduzione: Giulio de Angelis

                                                              

- Taranto, professore.
- Benissimo. E allora?
- Cè stata una battaglia, professore.
- Benissimo. Dove?
La faccia vuota del ragazzo interrogò la finestra vuota.

Favoleggiata dalle figlie della memoria. E tuttavia in qualche modo ci fu anche se non come la memoria l’ha favoleggiata. Un’esclamazione d’impazienza, poi, tonfo delle ali trasmodanti di Blake.
 Odo il rumore di tutto lo spazio, vetro infranto e muratura crollante, e il tempo un’unica livida vampata finale. Che ci rimane allora?
- Non ricordo il luogo, professore, 279 a. C.
- Ascoli, disse Stephen, dando un’occhiata al nome e alla data sul libro con i suoi sfregi cruenti.
- Sì, professore. E disse: Un’altra vittoria come questa e siamo spacciati.
Quella frase il mondo se l’era ricordata. Ottusa distensione della mente. Da un colle a dominio di una pianura cosparsa di cadaveri un generale che parla ai suoi ufficiali, appoggiato a una lancia. Generale qualunque a ufficiali qualunque. Porgono orecchio.
- Lei, Armstrong, disse Stephen. Quale fu la fine di Pirro?
- La fine di Pirro, professore?
- Io lo so, professore. Lo domandi a me, professore, disse Comyn.
- Aspetti. Lei, Armstrong. Sa qualcosa di Pirro?
Un cartoccio di fichisecchi se ne stava acquattato nella cartella di Armstrong. Lui li appallottolava ogni tanto tra le palme e quietamente li inghiottiva. Minuzzoli aderivano alla pelle delle labbra. Fiato addolcito di ragazzo. Gente benestante, orgogliosi che il figlio maggiore fosse in marina. Vico Road, Dalkey.
- Pirro, professore? Pireo, un molo.
Tutti risero. Alta inamena malevola risata. Armstrong volse lo sguardo ai compagni, profilo di una stolida gaiezza. Tra un momento rideranno più forte consci della mia scarsa autorità e delle rette che i loro babbi pagano.
- Allora mi dica, fece Stephen, toccando col libro la spalla del ragazzo, che cos’è un molo.
- Un molo, professore, disse Armstrong. Una cosa che sporge tra le onde. Una specie di ponte. Il molo di Kingstown, professore.
Alcuni risero di nuovo: inameni, ma con intenzione. Due nell’ultimo banco bisbigliavano. Sì. Sapevano: senza mai aver imparato né mai essere stati innocenti. Tutti. Con invidia osservò le loro facce. Edith, Ethel, Gerty, Lily. Le loro simili, anche loro dai fiati addolciti di tè e marmellata, le risatine dei loro braccialetti nella zuffa.
- Il molo di Kingstown, disse Stephen. Sì, un ponte fallito.
Le parole turbarono il loro sguardo.
- Come, professore? domandò Comyn. Un ponte scavalca un fiume.
Per lo zibaldone di Haines. Nessuno qui a sentire. Stasera con destrezza tra sfrenate chiacchiere e bevute per trapassare il brunito usbergo della sua mente. E allora? Un buffone alla corte del suo signore vezzeggiato e disprezzato, che si guadagna la lode di un clemente signore. Perché avevano scelto tutti quanti quella parte? Non solo per la morbida carezza. Anche per loro la storia era un racconto come tanti altri sentiti troppo spesso, la loro patria un monte di pietà.
Se Pirro non fosse caduto ad Argo per mano di una vecchiaccia, o Giulio Cesare non fosse stato ucciso a coltellate. Cose che non si possono abolire col pensiero. Il tempo li ha segnati col suo marchio, e in ceppi dimorano nel luogo delle infinite possibilità che esse hanno estromesso. Ma possono essere state possibili dato che non furono mai? O fu possibile solo ciò che avvenne? Tessi, tessitore del vento
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 Note 1° Quadro
Sono le 10 di mattina Stephen è alla scuola di Dalkey e fa lezione di storia. l'argomento è Pirro,Sfortunato re dell'Epiro, che come Amleto e Telemaco fu vittima di un'usurpazione

1) link a mio doc. Drive

2) Elenco Note 1°Quadro da joyceproject
Cochrane

Pirro

Blake

Vico Road, Dalkey

Il molo di Kingstown,

lo zibaldone di Haines.


se Cesare non fosse stato ucciso

le infinite possibilità

in marina

tessitore del vento


  (non ricordo da dove l'ho copiato o tradotto)
forse daPirro, che città lo chiamò nota 020002
Secondo gli schemi di Joyce, l' "Arte" in Nestore è la Storia; infatti il capitolo inizia nel bel mezzo di una lezione di storia. Dove si parla della "Vittoria di Pirro" Opportunamente gli scolari irlandesi vengono istruiti circa l'inutilità della resistenza di un generale greco al crescente potere di Roma.
Così come l'Irlanda si è arresa al potere Inglese.
Probabilmente non è un caso che stiano imparando questa lezione in una scuola gestita da un anglo-irlandese, preside ardentemente unionista . 
Stephen pensa che anche per i  leader irlandesi "la storia era un racconto come tutti gli altri, troppo spesso sentito,e la loro terra un banco dei pegni."
Più tardi dirà al suo datore di lavoro "La storia è un incubo da cui sto cercando di svegliarmi." Nestore, dunque, tratta circa la tirannia del passato.
Scoraggiato dalla storia di Pirro e dalla storia in generale, Stephen cerca delle alternative alla conoscenza empirica: le alternative apocalittiche, proposte dal visionario poeta inglese William Blake (1757-1827)
Stephen è attratto dalla concezione di Blake di una verità visionaria che definirebbe tutta la storia come essenzialmente falsa, ma l'empirista aristotelico che è in lui ribatte subito, "Eppure la battaglia ci fu, in qualche modo, anche se non come la memoria l'ha favoleggiata.
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3) Note Tradotte

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