Lettura ad alta voce testo italiano
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Testo italiano con Collegamento con alle note
Trascritto da Traduzione di: Giulio de Angeli
Medusa Mondadori 1970
- Ci racconti una storia, professore.
- Sì, sì, professore. Una storia di fantasmi.
- Dove eravamo rimasti, qui? domandò Stephen, prendendo un altro libro.
- Non pianger più, disse Comyn.
- Avanti lei, Talbot.
- E la storia, professore?
- Dopo, disse Stephen. Continui, Talbot.
Un ragazzo bruno aprì un libro e lesto lo appoggiò dietro il baluardo della cartella. Recitò sgorghi di versi gettando sguardi in tralice sul testo:
- Non pianger più, dolente pastore, non pianger più
Benché sia sprofondato sotto l’equoreo piano…
Dev’essere un movimento, allora, un’attualità del possibile in quanto possibile. La frase di Aristotele si formò fra i versi barbugliati e andò alla deriva fino al silenzio studioso della biblioteca di Sainte Geneviève dove aveva letto, al riparo da una Parigi peccaminosa, per sere e sere. Gomito a gomito un esile siamese compulsava un manuale di strategia. Cervelli pasciuti e pascentisi intorno a me: sotto lampade a incandescenza, infilzati, con un tenue palpitare delle antenne: e nel buio della mia mente un bradipo del mondo sotterraneo, riluttante, schivo di luce, che muove le sue squamose volute di drago. Pensiero è il pensiero del pensiero.Tranquilla luminosità. L’anima è in certo modo tutto ciò che è: l’anima è la forma delle forme. Tranquillità subitanea, vasta, incandescente: forma delle forme.
Talbot ripeteva:
- Per la dolce possanza di Colui che camminò sulle onde.
Per la dolce possanza...
- Volti pure, disse tranquillamente Stephen. Io non vedo niente.
- Che cosa, professore? domandò candidamente Talbot, chinandosi in avanti. La sua mano voltò la pagina. Si ritrasse indietro e riprese perché proprio allora s’era ricordato. Di colui che camminò sull'onde. Anche qui su questi cuori vili si stende la sua ombra e sul cuore e sulle labbra di chi lo irride e sulle mie. Si stende sulle facce bramose dl coloro che gli offrirono l’obolo del tributo. A Cesare quel che è di Cesare,a Dio quel che è di Dio Un lungo sguardo degli occhi oscuri, una frase enigmatica da tessere e ritessere sui telai della chiesa. Sì.
Talbot infilò il libro chiuso nella cartella.
- Ho sentito tutto? domandò Stephen.
- Mezza vacanza, professore. Giovedì.
- Chi sa rispondere a un indovinello? domandò Stephen.
Ammonticchiavano i libri, crepitano le matite, fruscio di pagine. Accalcandosi in gruppo infilavano e affibbiavano le cinghie delle cartelle, con un allegro vociferare:
- Un indovinello, professore? Lo dica a me, professore.
- A me, a me, professore.
- Uno difficile, professore.
- Ecco l'indovinello, disse Stephen:
Cantò il gallo al mattino
Il cielo era turchino:
In cielo i batocchi
Davan undici rintocchi.
E’ ora che quest’animuccia
In cielo vada a cuccia.
- Che cos'è?
- Che cos’è, professore?
- Ripeta, professore. Non abbiamo sentito.
I loro occhi si slargavano mentre i versi venivano ripetuti. Dopo una pausa Cochrane disse:
- Che cos'è, professore? Ci arrendiamo.
Stephen con un prurito in gola, rispose:
Si alzò e ruppe in una risata nervosa a cui le loro grida fecero un’eco di costernazione. Un bastone batté alla porta e una voce nel corridoio annunziò:
- Hockey!
Sciamarono, sgusciando dai banchi, scavalcandoli. In un baleno erano spariti e dal ripostiglio giunse uno sbattere di mazze e un parapiglia di scarpe e di voci
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La sala di conferenza della Biblioteca Sainte-Geneviève. Fonte: Wikimedia Commons. |
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2) Elenco Note 2°Quadro da joyceproject