giovedì 1 maggio 2014

Ulisse 1°Ep.2°quadro:Testo Originale con traduzione a fronte e note(Link a Doc.google Drive )

Per leggere Il testo inglese cliccare su 'Dedalo'. Per le note cliccare su 'Labirinto di Creta'
Dedalo
Il labirinto di Creta,
in una incisione italiana
dalla scuola di Finiguerra

Ulisse 1°Episodio II quadro: Dedalus

Lettura ad alta voce testo italiano 

Testo Italiano con link alle note di
http://joyceproject.com/
Traduzione:Giulio de Angelis


Un amabile sorriso si diffuse pacatamente sulle sue labbra.
-Che canzonatura, disse gaio. Quel tuo nome assurdo, da greco antico.
Lo segnò a dito con amichevole celia e Si avviò al parapetto, ridendo tra sé.
Stephen Dedalus venne su, lo seguì stancamente per un tratto e si sedette sull'orlo della piazzuola continuando a guardarlo mentre lui appoggiava lo specchio sul parapetto, intingeva il pennello nel bacile e si
insaponava guance e collo.
La gaia voce di Buck Mulligan continuò:
-Anch'io ho un nome assurdo: Màlachi Mùlligan,  due dattili. Ma ha un certo qual suono ellenico, vero?
Saltellante e solare proprio come un cerbiatto. Dobbiamo andare ad Atene. Ci vieni se riesco a far sborsare venti sterline alla zia?
Mise giù il pennello e, ridendo di gusto, urlò:
-Verrà lo sparuto gesuita?
Chetatosi, cominciò a sbarbarsi con cura.
-Senti, Mulligan, disse piano Stephen.
-Parla, amor mio.
-Quanto tempo starà ancora Haines in questa torre?
Buck Mulligan mostrò una gota rasata al disopra della spalla destra.
-Dio, ma quello è tremendo, no? disse con franchezza. Un sassone ponderoso. Non ti considera un gentiluomo. Dio, questi dannati inglesi. Crepano di quattrini e di indigestione. Perché lui viene da Oxford. Sai, Dedalus, tu hai tutto il tono di Oxford. Non arriva a capirti. Oh, ma il nome che ti ho dato è l’ideale: Kinch, lama di coltello.
    Si faceva una cauta passata sul mento.
la fonda del suo fucile?
-Un miserabile pazzo, disse Mulligan. Hai avuto
-Eccome, disse Stephen con energia e con crescente paura. In un posto
simile al buio con un uomo che non conosco, che delira e geme tra sé di sparare a una pantera nera. Tu hai salvato uomini che stavano per affogare. Ma io,non sono un eroe. Se resta qui lui me ne vado io.
Buck Mulligan guardò accigliato la spuma sulla lama del rasoio. Saltò giù dal suo trespolo e cominciò a frugarsi in fretta nelle tasche dei pantaloni.
-Taglia la corda, gridò con voce spessa.
-Si avvicinò alla piazzuola e, cacciando una mano nel taschino di
Stephen, disse:
-Mollaci in prestito il tuo moccichino per asciugare il rasoio.
Stephen tollerò che tirasse fuori e tenesse in mostra per un angolo
un fazzoletto sporco e gualcito. Buck Mulligan pulì diligentemente la
lama. Poi,percorrendo con lo sguardo il fazzoletto, disse:
-Il moccichino del bardo. Nuovo colore pittorico per i nostri poeti irlandesi.
verdemoccio. Sembra di sentirselo in bocca, vero?
Risalì sul parapetto e percorse con lo sguardo la baia di Dublino, i biondi
capelli querciapallida lievemente mossi.
-Dio, disse tranquillamente. Il mare è proprio come dice Algy: una dolce madre grigia, no? Il mare verdemoccio. Il mare scrotocostrittore. Epi
oinopa ponton. Ah, Dedalus, i Greci. Ti devo erudire. Li devi leggere
nell’originale. Thalatta! Thalatta! E’ la nostra grande dolce madre. Vieni a vedere.
  Stephen si alzò e si accostò al parapetto. Appoggiatosi abbassò lo
sguardo sull’acqua e sul postale che usciva dall’imboccatura del porto di
-La madre nostra possente, disse Buck Mulligan.