giovedì 1 gennaio 2015

Ulisse- 1 episodio: Telemaco-IX quadro :"Nel tinello della torre"

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                                                                         Testo con link alle note 

                                                                        di http://joyceproject.com/

                                           Trascritto da Traduzione di: Giulio de Angelis Medusa Mondadori 1970 

Ulisse1° Ep.Telemaco 9°scena:"Nel tinello della torre"

Nel fosco tinello a cupola della torre la sagoma di Buck Mulligan in vestaglia andava e veniva arzilla al focolare, nascondendone e scoprendone il giallo barbaglio. Due fasci di morbida luce mattutina piombavano dagli alti barbacani sul pavimento lastricato: alI'incrocio dei loro raggi una nuvola di fumo di carbone e vapori di grasso fritto aleggiava, mulinando.
-Finiremo asfissiati, disse Buck Mulligan. Haines, apra quella porta,le spiace?  Stephen posò il bacile sulla credenza. Un’alta figura si levò dall'amaca dove stava seduta, andò alla bussola e spalancò i battenti interni. 
-Ha la chiave? domandò una voce.
    -L'ha Dedalus, disse Buck Mulligan. Mondo cane, soffoco.
    Berciò senza alzare gli occhi dal fuoco:
    -Kinch!
    -E' nella toppa, disse Stephen, venendo avanti.
    La chiave stridette due volte aspramente e, quando la pesante porta venne socchiusa, entrarono gradita luce e aria vivida. Haines rimase nel vano, guardando fuori. Stephen trascinò fino al tavolo la sua valigia volta all'insù e sedette in attesa.
Buck Mulligan spadellò il fritto sul piatto vicino a lui. Poi portò al tavolo il piatto e una gran teiera, li mise giù pesantemente e dette un respiro di sollievo.
    -Mi sto sciogliendo, fece, come disse la candela quando... Ma zitti.
Non una parola di più su questo argomento. Kinch, sveglia. Pane, burro, miele. Haines, entri. Il rancio è pronto. Benedici noi, o Signore, e questi tuoi doni. Dov'è lo zucchero? Cribbio non c'è latte.
    Stephen andò a prendere dalla credenza la pagnotta e il vasetto del miele e la vaschetta del burro. Buck Mulligan si sedette con improvvisa stizza.
    -Che casino è questo? disse. Le avevo detto di venire dopo le otto.
    -Possiamo prenderlo scuro, disse Stephen. C'è un limone nella credenza.
    -Al diavolo te e le tue manie parigine, disse Buck Mulligan. Voglio latte di Sandycove.
    Haines abbandonò la soglia e disse tranquillamente:      
    -Sta salendo quella donna col latte
    -Haines, Iddio la benedica, gridò Buck Mulligan saltando su dalla seggiola. Si sieda. Versi il tè. Lo zucchero è nel sacchetto. Forza, ne ho abbastanza di giostrare con queste uova della malora. Trinciò in lungo e in largo la frittata nel piatto e la sbatté su tre piattini, dicendo:
    Haines si sedette per versare il tè.
    -Vi do due zollette a testa, disse. Ma dico, lei Mulligan, lo fa forte il tè,vero?
    Buck Mulligan, tagliando spesse fette dalla pagnotta, disse con una voce da vecchietta smancerosa:
     -Quando faccio il tè faccio il tè, come diceva nonna Grogan. E quando faccio acqua faccio acqua.
    -Per Giove, questo è tè, disse Haines.
    Buck Mulligan continuò a tagliare e a parlare smanceroso.
    -Proprio così, Mrs Cahll, dice lei. --Perdinci signora, dice Mrs Cahill, Dio vi conceda di non farli nello stesso vaso.
  Tese via via a ognuno dei suoi commensali una spessa fetta di pane, impalata sul coltello.
    Si voltò verso Stephen e domandò con tornita inflessione dubitativa, alzando i sopraccigli:
    -Ti sovviene, fratello, che il vaso del tè e delI'acqua di nonna Grogan si trovi menzionato nel Mabinogion ovvero nelle Upanishad?
   -Ho i miei dubbi, disse gravemente Stephen.
   -Davvero? disse nello stesso tono Buck Mulligan. E le tue ragioni, di grazia?
   -Immagino, disse Stephen mangiando,che non sia mai esistito né dentro né fuori del Mabinogion.Nonna Grogan era,si suppone,consanguinea di Maty Ann.
    Il viso di Buck Mulligan sorrise di piacere.
    -Incantevole, disse con voce da preziosa, mostrando i denti bianchi e   strizzando amabilmente gli occhi. Credi proprio? Incantevole davvero.
    Poi, rannuvolando d’un tratto tutta la faccia, grugnì con voce roca e rasposa mentre tornava ad affettare vigorosamente la pagnotta:

    Si riempì la bocca di fritto e masticò e mugolò.

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In questo spezzone  si vedono molte immagini 
relative a quanto è stato letto nel Post precedent:
Film Ulysses
Gran Bretagna, USA 1967Genere: Drammaticodurata 132'b/n
Regia di Joseph Strick
Con Barbara Jefford, Milo O'Shea, Maurice Roëves, T.P. McKenna, Martin Dempsey, Sheila O'Sullivan, Graham Lines, Peter Mayock...

La recensione di sasso67 su

"Misurarsi con un capolavoro della letteratura è sempre una fatica improba. Figurarsi quando si tratta di un romanzo sui generis come l’Ulisse di Joyce, nel quale la trama, per così dire, è costituita dal girovagare di alcuni personaggi attraverso Dublino in un giorno normalissimo d’inizio Novecento ed alla narrazione dei fatti è spesso intercalato il monologo interiore dei personaggi. È immaginabile che quando un regista si accinge a realizzare un film da un’opera simile sia ben consapevole delle difficoltà che va ad affrontare, tanto è vero che autori più prestigiosi dell’americano Strick (tra questi, pare, anche Ejzenstejn) avevano rinunciato a trasporre in film il romanzo di Joyce. E questo sebbene sia stato detto più volte che il linguaggio dell’Ulisse fosse più simile al cinema che alla narrativa tradizionalmente intesa. In ogni caso, a guardare il film tenendo presente il libro, ci si rende conto che, nonostante le grandi linee esposte da Joyce siano presenti, qualche episodio importante è stato inevitabilmente sforbiciato. Del resto, si tratta di un romanzo-poema di più di mille pagine, fittissimo di personaggi, luoghi, fatti e riferimenti, per il quale non basterebbe uno sceneggiato televisivo di vecchio stampo. Nello sceneggiare (insieme a Fred Haines) e nel mettere in scena simile materia, Joseph Strick (classe 1923) ha fatto, a mio parere, un lavoro più che dignitoso. L’ambientazione dublinese è indubbiamente posta ai giorni nostri (ovviamente del 1967), ma la dimensione temporale non è molto caratterizzata ed è, anzi, abbastanza irrilevante. Il bianco e nero di Wolfgang Suschitzkyrende bene l’atmosfera brumosa e “paralitica” della Dublino joyciana. Milo O’Shea è un plausibilissimo Leopold Bloom e Barbara Jefford una Molly forse più che definitiva. Per chi non ha letto il libro non sarà facilissimo digerire certi passaggi del film (il processo a Bloom, che poi viene addirittura incoronato imperatore, una delle invenzioni più geniali dello scrittore irlandese), così come essi non furono digeriti a Cannes 1967, ma, secondo me, il film vale assolutamente la pena di essere visto."

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                 Link a Drive IX quadro : Nel tinello della Torre 

                         Testo Originale con traduzione a fronte e note

da joyceproject.com

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Con l'aiuto di google ho cercato di tradurre qualche passo dalla seguente nota http://cas.umt.edu/english/joyce/notes/010064dundrum.htm
William Butler Yeats ca. 1906. Source www.lib.unc.edu
Dopo aver deriso il cattolicesimo e la rinascita dei "nostri poeti irlandesi," Mulligan usa il suo sarcasmo per umiliare l'intento di far rinascere "L'identità popolare irlandese  ": antiche leggende, miti, costumi e credenze spirituali che sono stati oggetto di studio e imitato da studiosi e scrittori dal 1880 in poi. Un obiettivo particolare del suo sarcasmo è il più grande degli scrittori del Revival: William Butler Yeats, la cui canzone Fergus è stata appena citata.

The Dun Emer Press at work, ca. 1903

Stampato dalle sorelle strane nell'anno del grande vento "stabilisce un'altra catena di associazioni bizzarre e selvaggiamente divertente. Le "sorelle strane" non hanno nulla a che fare con la mitologia irlandeseappaiono in Shakespeare Macbeth come streghe scozzesi il cui nome potrebbe dovere qualcosa al concetto Old English di Wyrd o destino. Ma abbiamo appena avuto una allusione a due sorelle di Yeats coinvolte nel business dell'editoria, così ora sembrerebbe che le sorelle di Yeats siano un po' "strane".


 Nel 1903 Dun Emer edizione di Yeats , nei sette Woods  annuncia che il libro è stato completato "il sedici luglio dell'anno del grande vento, 1903." "L'anno del grande vento" di solito si riferisce al 1839, vento che ha distrutto centinaia di case. A quanto pare c'è stata un' altra formidabile tempesta nel 1903; ma non c'è nulla di antico o mitologico su questa tempesta di vento.