-Ti potevi inginocchiare, Kinch, porca miseria quando tua madre te l’ha
chiesto in punto di morte, disse Buck Mulligan. Sono iperboreo quanto te. Ma pensare a tua madre che con l’ultimo respiro ti supplicava di inginocchiarti a pregare per lei. E tu hai rifiutato. C’è qualcosa di sinistro in te...
Sinterruppe e si rifece una leggera insaponata sulI’altra guancia. Un sorriso tollerante gli increspò le labbra.
-Ma un meraviglioso mimo, mormorò a se stesso. Kinch, il più meraviglioso dei mimi.
Si radeva pulito e meticoloso, in silenzio, seriamente.
Stephen, con un gomito sul granito scabro, appoggiò la fronte a una mano e guardò l’orlo sfilacciato della sua manica nera lustra. Una sofferenza, che non era ancora la sofferenza amorosa, gli rodeva il cuore.
Silenziosamente, in un sogno era venuta a lui dopo la morte, il corpo consunto nello sciolto sudario scuro spandeva un sentore di cera e di legno di rosa, I’alito che, muto, rampognante, si era chinato su di lui, un lieve odore di ceneri bagnate.
Oltre il polsino sfrangiato egli vedeva il mare che la ben pasciuta voce al suo fianco salutava come grande dolce madre. L’anello della baia e
dell’orizzonte conteneva una fosca massa verde di liquido.
Presso il suo letto di morte posava un bacile di bianca porcellana contenente la verde bile vischiosa che con accessi di vomito altogemente ella aveva divelto al fegato in putrefazione