sabato 24 maggio 2014

Ulisse 1°Ep.6°quadro:Testo Originale con traduzione a fronte e note(Link a Doc.google Drive )



versione originale inglese da  http://joyceproject.com/
Con links alle note

a fronte
Trad da Giulio De Angelis  -  Arnoldo Mondadori  Editore - XI Edizione Medusa Agosto 1970

Ulisse 1 episodio VI quadro :Recriminazioni

Lettura ad alta voce testo italiano 


Testo Italiano con link alle note 

di http://joyceproject.com/

Traduzione:Giulio de Angelis


Di colpo Buck Mulligan si accigliò e disse:
  -Che cosa? Dove? Non mi ricordo di niente. Ricordo soltanto idee e sensazioni. Perché? Che cosa è successo in nome di Dio?
  -Stavi facendo il tè, disse Stephen, ed io ho attraversato il pianetottolo per prendere un altro po' di acqua calda. Tua madre uscì dal salottino con qualcuno ch'era venuto a trovarla. Ti domandò chi c'era in camera tua.
  -E allora? disse Buck Mulligan. Che cosa ho detto? Non me ne ricordo.
    Un rossore che lo fece apparire più giovane e attraente salì alla guancia di Buck Mulligan.
    -Ho detto così? domandò. Be? che male c’è? Si scrollò nervosamente di dosso il proprio impaccio.
-Che cos’è mai la morte, domandò, quella di tua madre o la tua o la mia? Tu non hai visto morire che tua madre. Io li vedo crepare ogni giorno al Mater o al Richmond e tagliati a lasagne in sala anatomica.  E' una cosa bestiale, e nient'altro. Non ha importanza, ecco tutto. Tu non hai voluto inginocchiarti a pregare per tua madre sul letto di morte quando lei te l'ha chiesto. Perché? Perché c'è in te quella maledetta vena di gesuita,
solo che è iniettata a rovescio. Per me non è che una canzonatura, e bestiale.  I suoi lobi cerebrali hanno smesso di funzionare. Lei chiama il dottore Sir Peter Teazle  e coglie ranuncoli dall'imbottita. Assecondala finché dura. Tu hai contrariato la sua ultima volontà in punto di morte e adesso mi tieni il broncio perché non metto su una
mutria da piagnone presa a nolo da Laluette.
E' un'assurdità. Magari l'ho anche detto. Non volevo offendere la memoria di tua madre.
Via via che parlava si era imbaldanzito. Stephen, facendo schermo alle ferite aperte nel suo cuore da quelle parole, disse molto freddamente:
    -Non mi preoccupo dell'offesa fatta a mia madre.
    -Di che cosa allora? domandò Buck Mulligan.
    -Dell'offesa fatta a me, rispose Stephen.
    Buck Mulligan girò sul calcagno.      
    -Oh, che uomo impossibile! esclamò.
    Si allontanò veloce costeggiando il parapetto. Stephen rimase al suo posto, vagando con lo sguardo sul mare tranquillo verso il promontorio. Mare e promontorio adesso si offuscavano. Gli occhi gli pulsavano, velandogli la vista, e si sentiva la febbre alle guance.
    Una voce da dentro la torre urlò:
     -Sei lassù, Mulligan?      
    -Vengo, rispose Mulligan.
    Si voltò verso Stephen e disse:      
    -Guarda il mare. Che cosa gliene importa delle offese? Piantala Loyola, Kinch, e vieni giù. Il sassone reclama le sue trance mattutine di bacon.
    La sua testa tornò a fermarsi per un momento in cima alla scala al livello del tetto.
    -Non mugugnarci sopra tutto il giorno, disse. Io parlo a vanvera. Desisti da codeste ruminazioni.
    La testa scomparve ma il bòmbito della sua voce discendente emergeva rombando dalla cima delle scale:
     Non appartarti più per ruminare
Sull'amaro mistero dellamore

     Poi che Fergus governa i bronzei cocchi.